L'arte del telaio di Vilma Ghiani e il nuovo racconto della Sardegna

Ho scoperto Vilma Ghiani a Sassari, visitando la mostra Faccio con la mente / Penso con le mani (al Padiglione Tavolara fino al 30 agosto, per fare il punto della situazione su design, arte e artigianato sardo, imperdibile se siete in zona!). Suoi alcuni dei tappeti presentati nella collezione di Mustras, un progetto collettivo che unisce designer e artigiani in un progetto di ricerca intorno all'abitare contemporaneo e che produce elementi d'arredo usando gli strumenti della tradizione artigianale sarda.
Nel mio viaggio sentimentale in Sardegna mi sono appassionata al lavoro di tessitura ed è stato naturale farmi raccontare la sua attività da Vilma Ghiani, una delle tessitrici più note dell'isola, con sede a Seulo, piccolo centro della Barbagia.


I lavori di Vilma Ghiani e Su Tessingiu; a sinistra uno dei tappeti realizzati per il progetto Mustras
Le foto dal profilo Instagram di Su Tessingiu Seulo, link al termine dell'articolo

- Come nasce la passione per la tessitura?
Nasce da ragazzina, ho iniziato a 14 anni, seguendo i passi di mia madre. Poi ho interrotto per mettere su famiglia e, quando i figli sono cresciuti, ho ripreso con altre due tessitrici. Nel 2002 abbiamo aperto la nostra società, Su Tessingiu, chiusa poi nel 2014, in seguito alla grande crisi. Ho continuato a lavorare come hobbista e la vera svolta è arrivata con il progetto Mustras, che ci ha affidato la realizzazione di alcuni dei tappeti disegnati dai suoi designer e che ci ha dato grande visibilità. Abbiamo ricevuto apprezzamenti non solo in Sardegna. Così ho deciso di aprire la partita IVA e di riprendere l'attività con una delle due antiche socie, mantenendo il nome di Su Tessingiu.

- Cosa le piace del suo lavoro?
Tutto, direi. Amo la creatività che richiede: ogni pezzo nasce da qualcosa di tuo, lo stai realizzando tu con le tue mani, c'è parte della tua anima. Tessere è una grande passione che libera la mente, aiuta anche psicologicamente, perché bisogna essere concentrati; noi lavoriamo sui telai orizzontali, che hanno anche grandi dimensioni, circa 2 metri quello per realizzare i tappeti. Le collaborazioni con gli architetti e i designer, in questi ultimi anni, ci stanno dando grandi soddisfazioni, perché ci sentiamo più coinvolte anche nel processo creativo, non siamo più l'ultimo anello della catena.

- Chi sono oggi i clienti dei lavori al telaio?
Non c'è un identikit di riferimento, però potrei dire che stiamo notando una rivalutazione del nostro lavoro da parte delle giovani coppie. Mentre le coppie più mature sono titubanti, i giovani ci vedono come un obiettivo da raggiungere, un investimento da fare appena possibile. È un fenomeno degli ultimi anni, perché c'è stato un momento, intorno all'inizio del secolo, in cui i giovani il tappeto sardo non lo guardavano neanche. Penso si stia tornando alle cose belle, dopo le cineserie, e noi stiamo facendo pezzi che non hanno niente a che vedere con quelli del passato, c'è stata un'innovazione a 360°.

- Che tipo di innovazione?
L'introduzione del computer, per esempio. Avere in mente un tappeto e mettersi davanti al computer, disegnarlo, fare le prove dei colori e poi preparare le schede è decisamente un'altra cosa. Abbiamo realizzato tappeti per le strutture d'accoglienza del G8, che Antonio Marras stava allestendo alla Maddalena, e lavoriamo alla collezione di tappeti firmata da Patricia Urquiola. C'è stata poi un'innovazione anche nelle tematiche. Per noi Mustras è stata un punto di svolta anche per questo ed è stata motivo d'ispirazione, abbiamo iniziato a proporre tappeti che rappresentino noi e il nostro territorio. Una delle nostre ultime creazioni è Il filo della vita, un tappeto che si sviluppa a partire dal nostro logo, su fondo nero, e segue un filo che si inclina e disegna curve, seguendo le cose negative e positive dell'esistenza; poi, abbiamo disegnato una banda bianca con tante striscioline colorate, che rappresentano i mille colori della vita. Ogni tappeto racconta una storia.

- Da questo deduco che apprezza molto l'introduzione di motivi contemporanei nei tappeti e negli arazzi.
Ne sono totalmente affascinata: un artigiano si annoia a fare sempre le stesse cose, per cui sono molto felice di lavorare a nuovi motivi. Con questo non rinnego ovviamente la nostra tradizione, che è parte di noi e della nostra storia, ma bisogna anche saper andare avanti. Il telaio permette di realizzare cose esclusive e di nicchia, possiamo fare tappeti unici, su misura, pensati per quella casa, con il conseguente valore non solo economico ma anche affettivo. Da noi vengono coppie di tutti i generi e ci insegnano cose a cui non avevamo mai pensato, per esempio i tappeti usati come arazzi. A noi non sarebbe mai venuto in mente, poi ci siamo rese conto di come un arazzo sia in grado di arredare una stanza!


Il lavoro al telaio e un dettaglio di uno dei tappeti realizzati con la tecnica a pibiones
Le foto dal profilo Instagram di Su Tessingiu Seulo, link al termine dell'articolo

- Lei ha fondato Su Tessingiu, per mantenere viva l'arte del telaio: può raccontare qualcosa di questo progetto?
Sia io che la mia collega non siamo più ragazzine e siamo piuttosto conosciute in Sardegna per il nostro lavoro. Ci piacerebbe tramandare quest'arte, perché sta morendo dato che purtroppo non consente ai giovani di avere una propria indipendenza economica. È uno dei nostri prossimi obiettivi. E ci piacerebbe continuare a lavorare con Mustras, un progetto in cui ci sentiamo coinvolte.

- Fate corsi per imparare a usare il telaio?
Ci stiamo pensando molto seriamente perché stiamo vedendo molto interesse intorno alla nostra arte. Ci piacerebbe fare piccoli laboratori per far vedere come funziona il telaio e dare le prime basi. Le persone che vengono a visitare la Sardegna interna vorrebbero fare cose esclusive e stiamo pensando di inserirci in questa tendenza.

Su Tessingiu ha un sito web, www.sutessingiuseulo.com. Lo trovate anche su Facebook e su Instagram.


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