Una delle cose più affascinanti
dell'architettura torinese è la ristrutturazione degli antichi palazzi aristocratici, per introdurli nelle esigenze e nello stile dell'età contemporanea, senza però tradirli. Ci sono numerosi progetti che meritano di essere segnalati e uno dei più riusciti, per lo meno uno di quelli che più ho apprezzato finora, è questo, Casa Bligny. Firmato dal giovane studio R3architetti, fa convivere armoniosamente le antiche volte e i nuovi materiali, ottenendo un bell'effetto atemporale e mantenendo chiare funzioni e identità di presente e passato.
Siamo nel settecentesco Palazzo
Ricardi di Netro, nel cuore del Quartiere Romano,
nell'ampio appartamento di un'artista, che lo abita con il figlio e
il compagno. L'architetto Gian Nicola Ricci, che ha seguito i lavori, me li ha raccontati qualche tempo fa e riporto qui le sue parole, senza i limiti di spazio imposti
dalla carta stampata.
- Qual era la situazione dell'appartamento quando siete arrivati?
Decisamente molto diversa, con frammentazioni e stratificazioni che caratterizzano tanti di questi palazzi, spesso divisi in modo poco coerente per ricavarne uffici, appartamenti da affittare. Per esempio, nello studio la volta è a metà, l'altra parte appartiene all'appartamento adiacente. Lo spazio centrale, dall'ingresso verso l'interno, era molto frammentato, con l'inserimento di cucina, sgabuzzino e un corridoio stretto e buio con cui si è cercato di districare la situazione; quindi un mezzanino con bagnetto, camera e studio. Alcune sale lasciavano intuire l'aulicità perduta e siamo riusciti a intuire le grandi potenzialità dell'appartamento, soprattutto dell'aula centrale.
- Come siete intervenuti?
Prima di tutto c'erano le esigenze della proprietaria, che passa molto tempo in casa e usa molto la cucina, per questo la voleva comunicante con la zona giorno. Voleva anche celare la camera da letto e lo studio, dove il compagno suona il pianoforte. Allo stesso tempo, chiedeva una certa fluidità di percorsi tra i vari ambienti. La soluzione è arrivata quando abbiamo liberato l'aula centrale di controsoffitti e tramezzi e abbiamo scoperto una sala con una volta alta 5 metri, molto luminosa, grazie alla luce proveniente dalla sala in facciata. È diventata la sala da pranzo e, in realtà, il cuore dell'appartamento: sul tavolo centrale i membri della famiglia mangiano, studiano e lavorano; la cucina, incassata sotto il mezzanino, rimane nascosta e, allo stesso tempo, è aperta sulla sala, come richiesto. Attraverso il grande arco, sul quale si interrompe il volume di policarbonato che abbiamo introdotto, si passa al salottino per il relax, dalla quale si può raggiungere lo studio con la libreria e il pianoforte.
- Il volume in policarbonato è l'elemento caratterizzante dell'appartamento, che introduce l'architettura contemporanea senza spezzare l'identità di quella storica.
Sì, accompagna dall'ingresso verso la grande sala, dando una visione prospettica e invitando a percorrerlo fino alla fine. Appena si entra è un rivestimento retroilluminato, che dà luce all'ingresso, poi, superato questo spazio, accompagna fino all'arco, dopo il quale diventa un vero e proprio volume in cui trovano spazio il bagno, che riceve luce indiretta dal lucernaio sul suo soffitto, e la cabina-armadio, filtro dalla sala centrale alla camera da letto. Questi due ambenti sono realizzati in gasbeton dipinto di bianco, separato dalla parete in policarbonato, sul cui profilo superiore scorre l'illuminazione a led. Abbiamo scelto il gasbeton rispetto ai laterizi perché è più facile da lavorare e da tagliare, non dev'essere intonacato e ha un buon potere fonoisolante.
- I volumi in materiali contemporanei in contesti storici sono un motivo ricorrente della vostra architettura, cosa ne apprezzate di più?
Ci piace l'idea di un'architettura nell'architettura. Questi volumi danno ordine, invitano a entrare e a seguirli, stabiliscono gerarchie come la zona giorno o la zona notte e nel rapporto tra antico e nuovo aiutano a definire l'intervento contemporaneo rispetto all'esistente.
- Un bell'effetto, qui, tra la volta che mantiene un aspetto antico, il parquet e l'arredamento di gusto un po' atemporale.
La volta è stata messa in sicurezza, ma abbiamo voluto lasciarla così com'era, compresa la cornice gialla, il parquet, già presente nelle sale laterali, dà il calore che magari non dava il microcemento, prima scelta, poi esclusa anche per ragioni strutturali. L'arredamento è in larga parte della proprietaria, elementi e oggetti che lei ha recuperato nel corso degli anni. Noi abbiamo disegnato la libreria dello studio, realizzata da un fabbro e al di sopra della quale c'è uno specchio, a ricordare la parte di volta mancante. Le due credenze erano più scure e le abbiamo sbiancate per adattarle cromaticamente alla sala. Segnalo che nel piccolo corridoio alle spalle della sala, che porta verso la lavanderia e il piccolo appartamento sul mezzanino, riservato al figlio, c'è una piccola e intima galleria delle opere d'arte della padrona di casa.
Potete scoprire gli altri progetto dello studio torinese sul suo sito, r3architetti.com.
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