Alessandra Giovanile e Virna Mejetta si
sono conosciute in una pagina di fanfic della serie tv I tre
moschettieri della BBC, leggendo l'una il racconto dell'altra. Di lì
è nata una bella amicizia e poi la decisione di scrivere insieme
Bastarde di Francia, una nuova saga, ispirata ai loro racconti e con
due protagoniste, Madeleine Pidoux, nata dalla penna di Alessandra, e
la contessina Cécile de la Baume, disegnata da Virna. Due giovani
donne che si muovono nella Francia di re Luigi XIII e del cardinale
Richelieu, accompagnate dai Moschettieri di Alexandre Dumas, e che
vengono coinvolte in giochi più grandi di loro. Di Madeleine
s'incapriccia il Duca Vittorio Amedeo I di Savoia, che la vuole come
condicio sine qua non per firmare il Trattato di pace; Cécile, a lungo prigioniera in una
fortezza del sud, viene liberata dai Moschettieri e diventa una
variabile incontrollabile alla corte di Luigi XIII, decisa a trovare
il proprio ruolo e ad avere giustizia.
Due ragazze in lotta contro il destino disegnato da altri per loro, tra personaggi storici e fittizi, in un Seicento emozionante, raccontato in tanti dettagli della vita quotidiana. Sono le Bastarde di Francia, le donne non protette dai privilegi reali delle Figlie e che devono affrontare le sfide della vita, accentuate dalla loro condizione femminile. Se il primo libro, La Figlia del Cardinale, introduceva i personaggi, le aspirazioni, gli ostacoli e le diverse linee narrative, L'angelo e la vergine, secondo volume della saga, parla di emozioni, azione e vendette in due città, Parigi e Torino, in piena trasformazione.
Due ragazze in lotta contro il destino disegnato da altri per loro, tra personaggi storici e fittizi, in un Seicento emozionante, raccontato in tanti dettagli della vita quotidiana. Sono le Bastarde di Francia, le donne non protette dai privilegi reali delle Figlie e che devono affrontare le sfide della vita, accentuate dalla loro condizione femminile. Se il primo libro, La Figlia del Cardinale, introduceva i personaggi, le aspirazioni, gli ostacoli e le diverse linee narrative, L'angelo e la vergine, secondo volume della saga, parla di emozioni, azione e vendette in due città, Parigi e Torino, in piena trasformazione.
- Alla fine del primo libro, avevamo lasciato Madeleine diretta verso la Savoia e Cécile prossima alla liberazione. Le ritroviamo nelle nuove realtà, cosa raccontare, senza fare spoiler?
Virna: Cécile torna a casa, cambiata per sempre dalla prigionia, e trova nuovi problemi da affrontare. Tra questi, una ricchezza misteriosa, che ignorava e su cui il re, sospettoso, le chiede di indagare. Soprattutto, lei desidera vendetta per gli anni di prigionia e per la caduta della sua famiglia. Davanti a tutto questo è sostanzialmente da sola, c'è solo un moschettiere, che la va a trovare di tanto in tanto.
Alessandra: Alla fine del primo libro, Madeleine sposata convenientemente a un aristocratico, parte per Torino, dove l'aspetta Vittorio Amedeo I, che la vuole come amante in cambio della sua firma sul Trattato di Cherasco. Trova una città piccola, devastata dalla peste, diventata capitale solo da pochi decenni e per questo in piena costruzione, con palazzi da terminare e le strade sterrate. Incontra il Duca, di cui ha un ricordo drammatico perché l'aveva aggredita durante una festa, a Parigi, nel primo libro; invece a Torino si rivela un uomo diverso, che la sorprende e la lascia confusa.
- Potremmo dire che Cécile e Vittorio Amedeo sono un po' le rivelazioni del secondo volume? Ho letto da qualche parte che Cécile ricorda il Conte di Montecristo, perché arriva dal passato per vendicare i torti subiti.
Virna: L'ho letto anch'io, è un parallelo interessante, essendo anche lui un personaggio di Dumas. Cécile in effetti ha sempre pensato alla vendetta, sin dalla prigionia. In questo secondo volume quello che principalmente la muove è l'ansia di farsi giustizia per le ingiustizie patite da lei e dalla sua famiglia.
- E poi c'è il Duca Vittorio Amedeo I, che avevamo lasciato come un uomo aggressivo e capriccioso e che invece a Torino si trasforma.
Alessandra: Sono molto contenta quando vedo che il Duca è apprezzato dai lettori perché è un personaggio che mi sono coccolata e che ho costruito piano piano. Si trovano poche informazioni su di lui, avendo regnato per così poco tempo. Ed essendoci tanti buchi, c'è stata la possibilità di inventare. Ho lavorato anche sul fatto che era del Toro, cercando di immaginare come potesse essere come uomo nei sentimenti e nelle emozioni. Poi è un secondogenito, arriva alla consapevolezza di essere erede al trono in età più adulta, alla morte del fratello maggiore.
- Tutte e due le eroine sono oggetti d'amore, ma l'amore da solo non riempie le loro vite. Considerando che nel romanzo storico la donna in genere si realizza nell'incontro con l'uomo della propria vita e ha nel matrimonio lo scopo principale, è un po' rivoluzionario?
Virna: Bisogna sempre pensare a chi scrive, se un uomo o una donna. Noi donne lo diciamo da anni che l'amore non basta e non riempie da solo una vita, la letteratura al femminile è diversa. Entrambe le protagoniste sono molto innamorate, ma è anche vero che sono molto giovani. Spesso con Alessandra diciamo che gli aneliti delle donne del Seicento erano gli stessi del presente. Chissà che non lo fosse anche l'immaturità, nel senso che magari a 16 anni erano ancora piccole di testa, come lo sono oggi. Le sposavano presto anche perché erano più malleabili e più fragili e i mariti potevano modellarle come le volevano.
- Cosa vi è piaciuto del Seicento che avete raccontato?
Alessandra: A noi il Seicento è arrivato mediato dai romanzi dell'Ottocento, pensiamo ai Promessi sposi. Noi siamo inoltre partite da un universo già esistente, quello dei Moschettieri, a cui abbiamo cercato di dare più profondità psicologica. E, approfondendo, abbiamo scoperto una serie di atmosfere e di personaggi femminili, che è stato bello poter raccontare.
Virna: In Francia questo periodo storico è interessante perché 150 anni dopo arriva la Rivoluzione, c'era un'aria più frivola rispetto alle altre corti europee. È un secolo un po' sottovalutato dagli storici, si parla della grandeur, ma la grandeur è iniziata con Richelieu e Luigi XIII; il Re Sole non avrebbe potuto accentrare il potere su Parigi, senza Richelieu. Sono le basi del Settecento, che è un secolo che piace a tutti.
- Cosa permette un romanzo storico rispetto a uno contemporaneo?
Virna: Dà la lontananza nel tempo che permette di inventarti qualunque cosa. Ken Follett dice che ci piace stare seduti sul divano con il nostro bicchiere a un lato e leggere un libro in cui i personaggi vengono massacrati e succede loro di tutto. Più facile, perché è lontano.
Alessandra: La distanza permette di raccontare molte cose, anche sulla condizione femminile. Una Madeleine portata nel presente, magari in qualche Paese del Terzo Mondo, in cui le donne non hanno voce in capitolo sul loro destino matrimoniale, presuppone una sofferenza sia nell'autore che nel lettore, è un romanzo di denuncia. Ma noi volevamo divertire e dire anche cose serie, che possano far riflettere sul mondo contemporaneo.
- Lavorate a quattro mani, come avete ottenuto l'uniformità di stile?
Alessandra: Penso grazie al continuo scambio e alle riletture costanti, è un lavoro infinito. Ed è tale che oggi non saprei più dire chi ha scritto cosa nel primo libro, perché c'è Virna in pezzi pensati da me e viceversa. Abbiamo fatto un grande lavoro di letture, ricerca, anche perché le parole fossero legate al contesto e non suonassero troppo moderne.
- Come superate l'impasse se non siete d'accordo su qualche passaggio?
Virna: In realtà non abbiamo mai avuto problemi di questo genere, non ci sono mai stati disaccordi sulla trama o sui personaggi.
- Quanto influiscono cinema e serie tv nell'immaginazione? Il vostro stile di scrittura, così descrittivo, è molto cinematografico. E c'è anche una scena d'azione, in Val di Susa, che è facilissimo immaginare, per quanto è descritta in modo cinematografico
Virna: Siamo partite dalla serie dei Moschettieri della BBC, riprendendone anche gli errori storici, tipo la Guarnigione, che nella realtà non esisteva, dato che vivevano nelle case borghesi. Partendo da lì, l'influenza nella scrittura è naturale.
Alessandra Secondo me influisce molto aver visto tante serie tv, siamo tutti impregnati di quella cultura. Quindi il capitolo finisce sul più bello oppure si usa un gesto o un sentimento simile per passare da una protagonista all'altra, come succede nella regia televisiva. È inevitabile che cinema e tv siano d'ispirazione.
I due volumi di Bastarde di Francia sono in vendita in libreria e sulle più importanti piattaforme online. Si possono leggere in modo indipendente (non è necessario aver letto La figlia del Cardinale per iniziare L'angelo e la vergine, insomma) e sono entrambi altamente consigliabili sia sotto l'ombrellone, in questa stagione, sia sul divano e tisana al lato nei prossimi mesi freddi. Questo il link per acquistarli su Amazon.
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