Imma Tataranni, una serie tv che non perde ritmo e fascino

Non tutte le serie televisive arrivano al finale della terza stagione riuscendo a mantenere ritmo e attenzione del telespettatore. Imma Tataranni ci è riuscita, anche se le sue stagioni sono così brevi da far concorrenza a quelle del Commissario Montalbano. Tratta liberamente dai romanzi di Mariolina Venezia, la serie racconta le vicende del sostituto procuratore Imma Tataranni, che a Matera si divide tra il lavoro e una famiglia in cui è abbastanza facile riconoscersi.

Imma Tataranni

Il fatto che sia una periferia italiana come la Basilicata a diventare protagonista delle vicende è già motivo di curiosità: non capita spesso di ascoltare l'accento lucano in tv (e che bello che la protagonista riproduca l'accento del luogo, finalmente). Poi c'è il carattere di Imma, donna di umili origini che, a suon di studio, sforzi e impegno, è arrivata ai vertici del suo lavoro, mantenendo la fierezza, il rigore e una certa durezza. Sbrigativa e sferzante nei rapporti con i colleghi, regala dialoghi pieni di ironia e di comicità: le scene con il suo capo, il Procuratore Capo Alessandro Vitali, interpretato da Carlo Buccirosso sono capolavori di equilibrio e tempi comici; i dialoghi con Diana De Santis, la sua cancelliera, a cui regala dolcezza e femminilità Barbara Ronchi, sono divertenti sia quando sfiorano la complicità e la comprensione femminile, sia quando stabiliscono distanze e differenze. 

Imma non è docile neanche a casa, dove l'aspetta il marito Pietro, gentile e remissivo, che si prende cura della figlia adolescente Valentina. E non fosse sufficiente, ci sono anche una madre affetta da una malattia neurodegenerativa, a cui trovare continuamente badanti, e una suocera che incarna lo stereotipo della suocera meridionale e impicciona.

In realtà, poi, Imma non è così dura e fredda, è una donna che ha imparato a controllare le proprie emozioni e che è dotata di un'inaspettata empatia. Un'umanità che tira fuori quando individua i colpevoli e li spinge alla confessione, accompagnandoli con toni comprensivi, che lasciano immaginare il suo mondo interiore. Un'umanità che non controlla quando incontra il maresciallo Calogiuri, a lei assegnato per condurre le indagini: di molti anni più giovane, dotato del suo stesso senso di giustizia, è la sua oasi di pace e di immaginazioni platoniche; lui la ammira fino ai limiti dell'adorazione, lei riconosce in lui valori e ambizioni. Il loro rapporto, pieno di non detti, gelosie interiori e affetto, è uno dei leit motiv della serie, insieme a quello ondivago con il marito Pietro. Un triangolo curioso, che racconta però la vita: un matrimonio lunghissimo, in cui l'amore è diventato affetto e comprensione e in cui non sempre i coniugi trovano nell'altro il sostegno alle proprie debolezze e aspirazioni, un giovanotto di belle speranze arrivato a illuminare le giornate, a far sentire giovani e desiderabili. Poi c'è stato il finale della terza stagione, che ha sparigliato le carte e chissà cosa succederà nella quarta.

Imma Tataranni è un bel ritratto di donna, le sue vicende si seguono volentieri, anche per come raccontano la Basilicata e il Sud, senza gli stereotipi che li imprigionano. Gran parte del suo successo è da attribuire ai suoi interpreti. Senza Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo e Alessio Lapice, Imma, Pietro e Calogiuri non avrebbero questa capacità di innamorare chi li guarda. Vanessa ha dato a Imma contraddizioni, gesti sbrigativi ed espressioni empatiche, che danno un intero universo al sostituto procuratore; Massimiliano Gallo regala a Pietro incertezze e remissività di un uomo stretto tra due donne, la madre invadente e la moglie indipendente, legato a entrambe e pigro nelle sue scelte; Alessio Lapice ha sguardi che esprimono tutta l'ammirazione per Imma, i necessari non detto e la determinazione di un giovane uomo che crede nel senso del dovere. Che la quarta stagione arrivi presto.


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