Torino, sullo sfondo di Cuori 2 e Anima gemella

Si sono concluse recentemente due serie tv, una su RAI1 e l'altra su Canale 5, che si svolgono a Torino e che sono state per me belle e coinvolgenti.

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Anima gemella è stata forse la mia sorpresa della stagione. Ho iniziato a guardarla perché il protagonista è Daniele Liotti, che ho molto amato nelle sue poche cose che ho visto (Cresceranno i carciofi a Mimongo, Juana la loca, Un passo dal cielo). Poi mi sono appassionata alla storia, nonostante avesse punte di paranormale che, essendo abbastanza suggestionabile, in genere evito. Tutto inizia quando lo stimato medico e chirurgo Carlo Bontemi, vedovo dell'amatissima Adele, morta due anni prima a causa di un'infezione, chiede a Margherita Bosio, collega e migliore amica della defunta, di sposarlo. Andrebbe tutto bene se nella sua vita non apparisse Nina Caruso, giovanotta che vive di espedienti, con una particolare capacità di imitare le voci, e che, durante uno dei suoi numeri, a casa della nonna aristocratica di Margherita (una meravigliosa Barbara Bouchet!), perde il controllo e parla con la voce di Adele, dicendo cose che solo lei avrebbe potuto sapere. Carlo e Nina iniziano così un'indagine, che li porta a scoprire mano a mano il mistero della morte di Adele e un possibile nuovo sentimento.

La trama scorre via veloce, senza perdere il ritmo, ben bilanciata tra commedia a volte comica e melodramma sentimentale, avendo sempre presente il filo giallo delle indagini. Ho già parlato della presenza del paranormale, con la "voce" di Adele, ma è gestito così bene da permettere la visione anche ai più giovani. Ed è raccontato in modo intelligente attraverso la figura di Madame Margot, interpretata da una Stefania Rocca curiosamente riccia. L'ultima puntata chiude tutte le storie, rendendo non necessaria una seconda stagione, ma gli ultimi, divertenti minuti, potrebbero aprire nuovi capitoli. Finale inaspettato, con un Daniele Liotti sempre utilizzato per personaggi tormentati dal passato complesso e doloroso e invece chissà come sarebbe in una commedia brillante.

Anima Gemella Cuori 2

Cuori 2, seconda stagione di Cuori, si svolge nella Torino degli anni 60, ricostruita fedelmente (invidiabilissimo guardaroba di buona parte dei personaggi femminili!) è una delle mie serie preferite, per come sa raccontare il dolore che ogni personaggio porta con sé. Come già sappiamo, Cesare Corvara, il personaggio interpretato da Daniele Pecci, è ispirato al professor Achille Mario Dogliotti, ancora oggi una delle figure di riferimento della cultura torinese, mentre l'Alberto Ferraris di Matteo Martari è ispirato ad Angelo Actis Dato. I due cardiochirurgi tennero per un attimo la cardiochirurgia italiana ai vertici del mondo e rivedere la loro epopea nella serie tv, è appassionante. Ovviamente le  loro vicende sentimentali sono totalmente inventate dagli sceneggiatori. Così come è inventata Delia Brunello, la cardiologa interpretata da Pilar Fogliati, unica dottoressa del reparto, che all'inizio proprio per questo viene guardata con diffidenza dai pazienti. 

In questa seconda stagione, Cesare torna a Torino, dopo una lunga convalescenza all'estero, e deve ricostruire la sua carriera alle Molinette, dove il suo rivale, Enrico Mosca, ha preso il controllo del reparto di Cardiochirurgia. Non vuole sapere niente di Delia, l'ex moglie che lo ha lasciato perché sempre innamorata di Alberto, il suo primo amore, né di Alberto, prossimo al matrimonio con la svedese Karen, da cui ha avuto un figlio non previsto. Tutt'intorno la storia corale delle Molinette, le sue infermiere, i suoi dottori. Amori, ambizioni, dolori, tradimenti. C'è tutto in questa serie, che ama descrivere le fragilità, che non cerca buoni e cattivi, perché non ci sono mai in senso assoluto, e che non crede molto nella felicità, almeno finora, nonostante il bel finale di stagione che ci ha regalato al Teatro Regio, trasformato in aeroporto di Caselle. Però è così ben interpretata da tutti i suoi attori, che si segue con affetto il percorso dei personaggi, sentendo sempre empatia per loro.

In comune le due serie hanno la totale assenza di accento torinese nei protagonisti; non si vorrebbe una cosa esagerata, ma almeno meno accenti romani sarebbero un aiutino (la forte immigrazione da queste parti è magari siciliana, pugliese, campana, difficilmente romana). 

Sfondo di entrambe è Torino, come ho anticipato. Da tempo il capoluogo piemontese si propone come location affascinante di storie televisive: la sua Film Commission, è una delle tante prime volte di questa città, del resto, prima in Italia a valorizzare le sue architetture e le sue maestranze. La Torino di Anima gemella è contemporanea e dinamica, un po' aristocratica, grazie a Margherita, e un po' popolare grazie a Nina. Si muove tra le ville in collina e i quartieri della prima periferia, non sfugge al fascino del Museo Egizio (ma stiamo parlando di rapporti con l'aldilà…) e del Quadrilatero Romano (il negozio-studio di Madame Margot è pur sempre nel Nurah Café). La Torino di Cuori è ancora la città operaia degli anni '60, anche se i protagonisti si muovono nei luoghi della buona borghesia, il centro, soprattutto, con la casa di Alberto Ferraris in piazzetta Maria Teresa; ci sono curiosità come il Palazzo dell'Università trasformato nella Questura e, soprattutto, il Foyer del Teatro Regio che diventa l'aeroporto di Caselle.

La cosa bella è la trasformazione della città nell'immaginario collettivo, grazie alle serie tv. Non più grigia e noiosa, aristocratica e distante, ma addirittura romantica e sentimentale, grazie al Po, ai parchi, ai portici e alla Mole, che veglia sempre su tutte le storie che si muovono in città.


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