Visitare la Sardegna fuori stagione

È una buona idea visitare la Sardegna fuori stagione? Ovvero da ottobre a maggio, lontano dai mesi estivi, dal loro caldo e dalle loro folle? Sì, lo è: l'isola ha una bellezza spettacolare e l'assenza delle orde turistiche rende più vivibili e più autentici decine di paesini sulla costa. Bisogna però convincere i sardi, secondo i quali l'isola è aperta al mondo a luglio e ad agosto (ovvero quando ci sono 35°-40°C all'ombra) e poi chiude in attesa della prossima estate. E bisogna imparare a convivere con la tramontana, compagna di avventure sin dall'arrivo a Elmas, l'aeroporto di Cagliari. Iniziamo da lei.

Sardegna fuori stagione
La tramontana
È il vento che soffia da nord e, ho scoperto recentemente, in Sardegna arriva direttamente dalla Francia, dalla valle del Rodano, riempiendosi di umidità nell'attraversamento del mare. È un vento gelido, che spazza il paesaggio e che entra dentro, per cui sono necessarie giacche a vento e cappelli di lana anche a marzo. Ma è un vento anche di una bellezza straordinaria, soprattutto al mare. Mi è capitato di visitare Cagliari, le isole di Sant'Antioco e San Pietro, Bosa e Alghero sotto la tramontana. I colori vividi e a tratti violenti, le onde schiumose che si abbattevano sulle scogliere, le torri spagnole circondate dal mare in tempesta, le palme agitate dalle folate di vento, tutto ha avuto un fascino che sono stata contenta di aver visto.

Sardegna fuori stagione
Il trasporto pubblico
Probabilmente sarò una delle poche persone che non parlerà male del trasporto pubblico sardo, in particolare della rete di bus di ARST, che mi ha permesso di raggiungere tutti i piccoli paesi che ho voluto visitare, lungo la costa e nell'interno dell'isola. Puntuali, quasi mai affollati, comodi, puliti, con un'abitudine che ho preso subito: salutare l'autista alla salita e ringraziarlo quando si scende. Sentirsi parte di una comunità, anche solo per un momento, è cosa davvero bella. L'unica pecca, i biglietti, per i quali a volte c'è stata una vera caccia (c'è un'app di ARST, comunque, nel caso non vogliate cercare tabaccai ed edicole nei paesi dell'interno). Altra cosa bella di questa rete di autobus: i passaggi sono più volte al giorno e non solo con orari da pendolari, così ci si può organizzare per partire agli orari più utili. La linea ferroviaria non è così capillare come quella dei bus, da Cagliari si arriva facilmente a Oristano, molto meno più a nord e, soprattutto, a est. A volte ho avuto l'impressione che Cristo, o almeno la ferrovia, si sia fermato a Macomer (dove io non mi sono fermata arrivando da Sassari e tornando da Nuoro, ma la prossima volta sì, lo farò).

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I paesaggi
Ci sono due cose davvero emozionanti in Sardegna. I suoi paesaggi e l'amore della gente per la propria identità isolana. Il paesaggio non è solo mediterraneo, grazie alla vegetazione di querce, mirti, lentischi, fichi d'India, pini, ma è proprio diverso. Ci sono montagne coniche, tra Cagliari e Iglesias, colline solitarie sormontate da grandiosi castelli, altipiani infiniti tra Nuoro e Oristano, vallate grandiose, che si aprono ed è facile immaginare il mare in fondo, tra Nuoro e Dorgali, paesaggi alpini nella Barbagia di Nuoro, spesso, quasi tutti, abitati da greggi tranquilli e ruminanti su prati fioriti (e a volte capaci di fermare le rare auto sulle strade provinciali) E poi il mare, dolce al Poetto, e tempestoso lungo le scogliere occidentali. Paesaggi che si ammirano in strade quasi sempre poco percorse dalle auto (a meno che non si prenda la Carlo Felice). Tanto che ho pensato spesso "ma qui potrei guidare anch'io" (io odio guidare, più che altro per la scomodità, poi, di dover cercare parcheggio, seguire i sensi unici e perdermi).

Sardegna fuori stagione
I Musei
I Musei sono il segno dell'amore dei sardi per le proprie radici. Penso di aver visto pochi popoli così innamorati di se stessi e della propria cultura come i sardi. La Bandiera dei Quattro Mori, l'unica che mi emoziona davvero, sventola ovunque, i prodotti made in Sardinia, sono presenti con orgoglio in tutti i supermercati (ovvero, non sono solo per i turisti), anche se costano quanto in continente (ecco, la Sardegna è piuttosto cara, frutta e verdura costano molto più che a Torino, per dire). E poi ci sono i Musei. Non c'è cittadina sarda che non abbia il proprio Museo Archeologico (quelli di Cagliari, Sant'Antioco, Oristano, Cabras, Alghero, Nuoro sono da vedere); tutti raccontano una storia millenaria, iniziata prima dei nuragici, forgiata dall'incontro con i Fenici, i Romani e i popoli arrivati dal mare, condizionata dalla dominazione spagnola e poi piemontese. Mi è rimasta in testa una frase, letta poco prima di tornare a Torino e attribuita a Giuseppe Dessì, chissà quanto scherzoso: "La Sardegna ha avuto solo due grandi uomini: Eleonora d'Arborea e Grazia Deledda". Ecco, Eleonora e l'epoca dei Giudicati, sono ovunque, come una perduta età dell'oro. Impressionante il legame con il passato, che chissà quanto cristallizza il futuro dei sardi. Controllate gli orari dei Musei, fuori stagione nei piccoli paesi hanno un orario diverso rispetto a quello estivo (ovvero, hanno orari ridotti).

Sardegna fuori stagione
Gli orari dei negozi
Uno dei grandi misteri della Sardegna fuori stagione sono gli orari di apertura dei negozi. Che si tratti di Cagliari, Oristano, Alghero o un paesino della Barbagia come Orgosolo, difficile capire con quali criteri siano aperti. E dopo un mese ho realizzato che se shopping doveva essere, doveva essere alla mattina. Al pomeriggio apre chi vuole e non sempre. L'unica sicurezza, soprattutto per la spesa, sono i supermercati della grande distribuzione, che in certi posti fanno addirittura l'orario continuato. Ma mi è capitato anche nelle vie più commerciali di Cagliari e di Alghero di vedere chiusi negozi di abbigliamento, di bijoux, di street-food. Perché? Uno dei misteri che la Sardegna non mi ha svelato.

Sardegna fuori stagione
Attività turistiche chiuse ai turisti
La Sardegna vive di turismo a luglio e ad agosto e sulla costa. Del resto dell'anno non le importa niente e non tratta bene i turisti che osano presentarsi in primavera. Ai primi di marzo a Sant'Antioco gli alberghi sono quasi tutti chiusi, i ristoranti aperti sono un paio; chiusi anche i noleggi di biciclette per esplorare gli interni dell'isola e arrivare ai suoi nuraghi; chiusi i negozi d'artigianato locale, pieni di polvere in attesa, forse, della bella stagione. Da Oristano (o Cabras), impossibile arrivare a Tharros, il sito archeologico più importante della Sardegna, a una decina di km dal capoluogo, senza auto: solo d'estate passa di lì un bus di linea che porta gli oristanesi a una spiaggia poco più a nord. Idem Nora, l'altro grande sito archeologico dell'isola, raggiungibile da Cagliari solo d'estate. A Oristano, nessuna card turistica per sconti nei Musei e nelle attività turistiche (c'è però a luglio e ad agosto, quando in città si raggiungono facilmente i 35°C) e monumenti emblematici come la Torre di Mariano IV aperti solo su richiesta, chiamando un numero telefonico indicato. Crociere verso Capo Caccia e l'Asinara, con tanto di pranzo a bordo, impossibili da Alghero, dove sono pubblicizzate nel bel porto turistico, ma solo a luglio e agosto. Nell'Ogliastra, nessun trekking sulle montagne che da Baunei e dintorni scendono verso la costa o portano verso antichi insediamenti urbani: i tour operator contattati non avevano attività fino a Pasqua e proponevano una guida turistica personalizzata. Insomma, un'isola che ha deciso di trattare come turisti di serie B coloro che la visitano fuori stagione. Tenetene conto e organizzatevi le attività in modo da essere comunque indipendenti.

Vale la pena
Nonostante i limiti che le politiche turistiche isolane impongono a chi decide di frequentare la Sardegna fuori stagione, sì, vale la pena visitarla anche in primavera e in autunno (e suppongo pure d'inverno). In primavera le prime fioriture e la luce mediterranea la rendono magica, così come immagino faranno il foliage e le atmosfere dorate dell'autunno. I sardi sono gentili e accoglienti, nei ristoranti raccontano volentieri i loro piatti, nei bar dei piccoli centri coinvolgono nelle loro conversazioni e ci tengono a mostrare bonariamente la forza della loro identità. E, abitudine bella nei paesini dell'interno, ci si saluta, anche se non ci si conosce; e se sei forestiero, lo sguardo curioso si apre in un sorriso se fai per primo un cenno di saluto. Io non vedo l'ora di tornarci.


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